Passo di San Bernardino 2066 m - 07.02.2010
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Prima escursione dell’anno, e dato che sono da solo, decido di andare al Passo di San Bernardino (2066 m), seguendo la vecchia strada del passo che non presenta grossi pericoli, e che partendo dal villaggio di San Bernardino (1680 m), arriva al Passo (2066 m) dopo un percorso di circa 11 Km. A San Pietro la giornata è soleggiata ma fredda e decido di partire intorno alle h 8:30. Percorro l’autostrada ed imboccata la Valle Mesolcina intravedo dei grossi nuvoloni proprio sul passo che non promettono niente di buono. Infatti arrivo al villaggio di San Bernardino che è avvolto da una fitta nebbia, ed imboccata la strada che porta al passo, la percorro fino alla sbarra dove parcheggio l’auto. Oltre alla nebbia soffia anche un forte vento e nevica. Non è una bella giornata per camminare, ma dopo due mesi di pausa, il richiamo della montagna è così forte che non mi fa rinunciare all’escursione. Indosso le ciaspole, accendo l’ARVA, un Pulse Barryvox della Mammut che ho deciso di acquistare dato le molte vittime per valanga, e via. Proseguo nel vento e nella nebbia e nonostante il freddo sulla faccia mi sento veramente bene ed è forte la sensazione di libertà che provo. Non sono solo, ma altre persone, chi con le ciaspole, chi con gli sci, camminano nella neve ognuno seguendo il proprio percorso. Avanzo lentamente e ogni tanto mi fermo a fare qualche foto. Il vento che si fa sempre più forte, mi fa capire che sono in prossimità del passo, che in breve raggiungo. Decido di non attraversare iI lago Moesola (2065 m) che completamente coperto di neve non presenta tracce di altri escursionisti, e proseguendo sulla strada arrivo all’Ospizio. Tra il vento che alza grosse nuvole di neve, con me arrivano quattro ragazzi della Svizzera tedesca. Sono lì per praticare il Kitesnow, che sembra essere la nuova frontiera degli sport invernali estremi: su una tavola da snowboard o sugli sci, legati ad un aquilone, si lasciano trasportare dal vento percorrendo ampie distese o risalendo ripidi pendii. Uno dei ragazzi sa che ci si può riparare all’interno del bivacco alla destra dell’Ospizio. Apriamo la porta con la chiave che è legata ad una catena ed entriamo. Il bivacco è veramente piccolo: una cameretta con un tavolo centrale ed una stufa a legno ed un’altra stanza. Ci sediamo al tavolo e mangiamo. La luce che entra dalla finestra dai vetri gelati, rende l’ambiente molto accogliente ed è bello sentirsi al riparo dal vento che soffia forte sull’altopiano. Mi riscaldo bevendo del te e salutato i ragazzi che hanno mangiato con me, mi rimetto in cammino. Molte altre persone adesso hanno raggiunto il passo. Li vedo scattare foto ricordo e sbattere i piedi dal freddo. Scatto anche io qualche foto e attraversato tutto l’altopiano, inizio la discesa. Il vento adesso sembra essersi calmato e ogni tanto, tra la nebbia, si intravede l’azzurro del cielo. Il ritorno è meno faticoso ed in breve sono al parcheggio. |
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